Antiqua 2021

In un periodo non certo facile per tutti i professionisti che operano nel mondo dello spettacolo, l’Accademia del Ricercare non si arrende alla pandemia e, confidando nella riapertura delle attività, in sicurezza con distanziamento, disinfezione delle mani e l’uso di mascherina, il 6 giugno ripartirà con la stagione 2021 di “Antiqua”!
Spiega il direttore artistico Pietro Busca: “In questo interminabile periodo di chiusura abbiamo sentito la mancanza del nostro pubblico, una mancanza profonda e lacerante, che è stata condivisa anche dai moltissimi appassionati che frequentano da anni i concerti dell’Accademia del Ricercare e degli altri ensemble che prendono parte ad Antiqua. Nonostante questo, non abbiamo mai perso la speranza di ripartire con più slancio ed energia di prima, come era già successo nella primavera dell’anno scorso.
La situazione contingente ci costringe a richiedere la prenotazione telefonando al numero 366/1791447 (dalle 11 alle 14 oppure dalle 17 alle 19) o scrivendo all’indirizzo segreteria@accademiadelricercare.com”.

Il calendario generale
dei concerti di Antiqua 2020

Leggi online il
programma del festival

News, live blogging
e backstage del festival

DOM
06.06

ORE 20.30
Chiesa di San Vincenzo
Settimo Torinese

Accademia del Ricercare
Henry Purcell (1659-1695)

Note di sala

Più che per le pregevoli opere sacre che compose per la Chapel Royal, ai suoi tempi Henry Purcell era apprezzato soprattutto per la sua vasta produzione di musica per il teatro. Musica per il teatro, non opera e tanto meno melodramma: questa espressione si spiega con il fatto che Purcell non scrisse – come i suoi contemporanei italiani e francesi – drammi per musica o tragédie-lyrique, lavori dal carattere unitario strutturati in una sequenza di arie, recitativi e danze strumentali, ma più che altro musiche di scena per i drammi e le commedie che venivano messi in scena nei teatri londinesi, nelle quali rivestivano un ruolo importante ma comunque subordinato al testo recitato.

Oltre a questi lavori, il catalogo di Purcell comprende Dido and Aeneas, un’opera di durata insolitamente breve per gli standard dell’epoca, e due semi-opere come il King Arthur e The Fairy Queen, che sotto l’aspetto strutturale si riallacciano al modello tutto britannico del masque.

SAB
12.06

ORE 18.00
Castellamonte
Castello

IL CORO DA CAMARA DI GRANADA
AZIZ SAMSAOUI ENSEMBLE MEDIEVALE “Esperienze Musicali del primo viaggio in torno alla terra”

Il Coro da Camara di Granada è una formazione vocale diretta da Jorge Rodríguez Morata ed è stata fondata con il desiderio di partecipare a programmi monografici che si evolvono attorno alla musica antica. Uno dei loro interventi più recenti è stato all’ultima edizione del Festival del Re Baudouinl, tenutosi a Motril, dove hanno interpretato il meraviglioso Stabat Mater di F.J. Haydn. Il rigore della dizione, l’interpretazione, il fraseggio e il numero di elementi che possono essere percepiti nella musica, insieme alla loro qualità vocale, rendono questa formazione un gruppo unico, una garanzia di qualità sia nel loro programma che nella sua interpretazione.

Per il concerto di chiusura dell’edizione 2019 del prestigioso Festival de Musica Antigua di Granada, i solisti del Coro si sono uniti all’Aziz Samsaoui Ensemble Medievale per intraprendere un viaggio musicale in tutto il mondo, ispirato dai grandi viaggiatori spagnoli Magallanes ed Elcano, che furono i primi nella storia a completare questa impresa nel 1519. A tal fine, il repertorio “Around the World in Twelve Works” (Il giro del mondo in dodici opere) ci porta attraverso diverse avventure musicali in una serie di brani vocali e strumentali che possono essere trovati negli archivi musicali di tutti le posizioni geografiche visitate da questi viaggiatori. Questi includono le città fondamentali di Lisbona, Mactan, Punta Arenas, Guam e Sanlucar de Barrameda. Alcuni di questi pezzi sono noti, ma molti altri sono stati salvati da antichi manoscritti un po ‘più recenti degli effimeri, tuttavia, trasmettono l’intero spirito di un’era di importanti avventurieri. I compositori includono Juan Vasquez, Francisco Guerrero (Spagna) e Gaspar Fernandes (Portogallo) che era il maestro di cappella della Cattedrale del Guatemala, la cui eredità è una meravigliosa miscela della sua padronanza della polifonia rinascimentale unita al sapore delle lingue vernacolari . Tra questi ci sono la ninna nanna Xicochi Conetzintle, la guineana Francisquiya donde vamo o il meticcio Tleycantimo Choquiliya.

DOM
20.06

ORE 16.30
Agliè
Castello Ducale

Voxonus-Accademia del Ricercare
G.F. Telemann tra Amburgo e Dresda

Quando si pensa al repertorio barocco, uno dei brani che viene subito in mente è la Water Music di Georg Friedrich Händel, capolavoro che Antiqua ha presentato al suo pubblico alcuni anni fa. Pochi sanno però che un’opera del genere venne composta anche da Georg Philipp Telemann, che il 6 aprile del 1723 fece eseguire la fastosa Hamburger Ebb’ und Flut, per celebrare il primo centenario della fondazione dell’Ammiragliato di Amburgo. Questo evento di grande importanza – di cui la stampa dell’epoca ci ha tramandato una vivida memoria – comprendeva tra le altre cose un sontuoso banchetto nella Niedern-Baum-Haus, che vide la presenza di tutti i principali maggiorenti cittadini, dai borgomastri e i membri del consiglio municipale ai 37 capitani della marina mercantile, che oltre a raffinate specialità gastronomiche ebbero la possibilità di apprezzare una vasta serenata a tre voci preceduta dalla Hamburger Ebb’ und Flut. Questa suite strumentale divisa in 10 movimenti esalta la grandezza della tradizione marinara della potente città anseatica con una elegante ouverture in due parti e una serie di colte evocazioni della mitologia classica, che partono dal risveglio di Teti, sposa del mortale Peleo e madre dell’eroe Achille, ritratta prima assopita da una dolce Sarabanda condotta dai flauti dolci su un morbido accompagnamento di archi e poi sveglia da una Bourrée dall’incedere più vivace. I flauti sono di nuovo protagonisti nella Loure che raffigura il dio del mare Nettuno preso da un intenso sentimento amoroso, alla quale segue la brillante Gavotta delle Naiadi, ninfe acquatiche dall’indole al tempo stesso giocosa e intrisa di una sottile malizia. La leggerezza dei giochi delle Naiadi trova eco nella Harlequinade di Tritone, che comprende tre esposizioni del tema principale dal ritmo molto marcato, tra le quali si inseriscono due brevi episodi in cui la melodia viene eseguita dagli archi gravi, su un pizzicato dei violini, che pare ricordare il suono di una chitarra. Ovviamente, in un’opera incentrata sul mare non potevano mancare i venti, con l’impetuoso Eolo, che sconvolge violentemente le onde, e il mite Zefiro, che riporta la quiete espressa dai flauti dolci. La suite si chiude con un’immagine festosa della vita reale della Amburgo di quegli anni, con una animata Giga che evoca le forti onde che bagnano il munitissimo porto dell’Elba e una estroversa Canarie, che esprime la gioia sincera e un po’ rozza dei marinai, sempre pronti a tuffarsi in nuove avventure.

Il programma comprende anche tre suites orchestrali concepite secondo il modello della sonata da chiesa, ossia con una doppia alternanza di movimenti lenti e veloci, nelle quali Telemann si conferma tra i più grandi maestri del Barocco, grazie a una vena melodica sempre gradevole e fantasiosa, a una scrittura brillante e leggera e a un impasto sonoro ricco di sfumature, con i flauti e gli oboi che vanno armoniosamente a braccetto con i due violini solisti.

MAR
22.06

ORE 21.00
Torino
Chiesa della Misericordia

Festa Rustica
EUROPA BAROCCA

Italia e Germania a confronto

Durante i secoli XVII e XVIII le due principali scuole musicali, quella italiana e quella francese, dominarono la scena europea. La prima era caratterizzata da cantabilità e armonie trasparenti e da una spiccata tendenza allo stile improvvisativo; la seconda dall’uso frequente di ritmi “puntati” nonché dalla concatenazione di frasi e cellule melo- diche più brevi, animate da abbellimenti scritti e non improvvisati, più piccoli e raffinati. A metà tra questi due mondi si collocava lo Stile Tedesco: il cosiddetto stile “Misto”, che aspirava a fondere il meglio del linguaggio musicale italiano e francesce, filtrando il tutto attraverso la solida e complessa scienza armonica e contrappuntistica tipica dei compositori e degli organisti d’oltralpe. Telemann, Händel e lo stesso Bach furono fortemente influenzati dallo stile italiano, stasera ben rappresentato da Francesco Geminiani e Antonio Vivaldi.

I tre trii di Telemann in programma sono tutti dotati di bellissimi e com- moventi movimenti cantabili lenti, in puro stile italiano, puntualmente alternati ad allegri fugati, scritti in severo stile contrappuntistico ma anch’essi animati da una profonda vena melodica tutta di matrice italica. Di Händel si dice che sia il più italiano dei compositori tedeschi dell’epoca e nella sua musica sono evidenti i segni del suo soggiorno in Italia, soprattutto a Roma, dove frequentò molti compositori italiani, primo tra tutti il grande Alessandro Scarlatti. Di Händel dunque proponiamo una Sonata tratta dall’ Opera 2, di cui Giorgio Matteoli ha pubblicato la registrazione integrale per l’etichetta Vinci Classic per cui il suo ensemble attualmente registra.

DOM
27.06

Ore 21.00
S. Raffaele C.
Chiesa di S. Raffaele Arcangelo

Accademia del Ricercare
MATER MISERICORDIAE La Devozione Mariana nella grande scuola Napoletana del ‘700

Tra il XVII e la prima metà del XVIII secolo a Napoli fiorì una rigogliosa produzione devozionale, caratterizzata da una intensa carica espressiva, che a seconda dei casi poteva assumere toni meditativi, gioiosi o profondamente drammatici, sfumature che venivano spesso tradotte con una spiccata teatralità, soprattutto se l’autore era anche attivo nel campo dell’opera seria, come il tedesco Johann Adolf Hasse, che nella capitale partenopea trovò terreno fertilissimo per sviluppare il suo genio, e il grande Giovanni Battista Pergolesi, morto di tubercolosi a soli 26 anni di età e passato alla storia sotto il profilo comico per lo scintillante intermezzo La serva padrona e sotto quello drammatico grazie al suo struggente Stabat Mater.

Composto a partire dal 1734 e portato a termine poco prima della morte, lo Stabat Mater in fa minore rappresenta una della massime espressioni dell’arte sacra della prima metà del XVII secolo, esprimendo con straordinaria intensità l’animo dolente della sequenza latina tardo medievale – e, di riflesso, quello del compositore – in una forma musicale raffinatissima e scevra di qualsiasi orpello accademico. Nonostante le ricerche e i contributi di numerosi studiosi di fama, la musicologia non è ancora riuscita a ricostruire la genesi dello Stabat Mater di Pergolesi, che rimane in questo modo avvolto da un’aura di mistero che non fa altro che aumentarne il fascino.

Sotto il profilo stilistico, quest’opera incarna una religiosità decisamente proiettata verso il futuro, che con la sua vena melodica e la sua struttura fluida si contrapponeva alla compunzione un po’ rigida dello Stabat Mater di Scarlatti che si apprestava a sostituire, pur ricalcandone fedelmente l’organico. Dopo una breve introduzione strumentale dalla soffusa tristezza, che alcuni commentatori hanno voluto paragonare alla serena e rassegnata compostezza del Requiem composto da Mozart oltre mezzo secolo più tardi, il soprano e il contralto intessono un dialogo fitto e incalzante, le cui dissonanze contribuiscono a creare un’atmosfera di sottile drammaticità, che sfocia nella prima aria del soprano («Cujus animam»), sconvolgente raffigurazione musicale del desolato sconforto della Madre che vede suo Figlio appeso alla croce, porta e veicolo di salvezza dell’Umanità. In particolare, in quest’aria Pergolesi riesce a evocare con insuperabile incisività l’immagine della spada che trafigge il cuore della Vergine preconizzata da Simeone (Lc 2, 35). Questa espressione di dolore si stempera nel successivo duetto «O quam tristis et afflicta», nel quale il soprano e il contralto ‘elaborano’ il lutto con trasognata compostezza, dalla quale – anche grazie alle sospirose figurazioni degli archi – sembra emergere il dolce fiore della speranza della redenzione. Questa sensazione viene rafforzata dalla prima aria del contralto («Quae moerebat»), che passa con disinvoltura dal compianto del sol minore alla baldanzosa vitalità del mi bemolle maggiore sottolineata da una bella melodia dal ritmo sorprendentemente sincopato. Dopo questa parentesi serena (ritenuta dai critici più severi incongrua con il carattere elevato e solenne dell’opera), Pergolesi ci riporta alla contemplazione di Maria ai piedi della Croce con il duetto «Quis est homo», il cui tono grave, vagamente melodrammatico e pregno di angosciosi interrogativi espressi dai ripetuti «Quis non possit contristari?», prosegue con l’aria del soprano «Vidit suum», la cui vibrante animosità si ricopre di tinte più cupe, spegnendosi in singulti sul «Dum emisit spiritum». Questa perorazione viene proseguita dal contralto nell’aria «Eja Mater», con un’invocazione a Maria, definita con delicato lirismo «fons amoris». Con il duetto «Fac ut ardeat» la contemplazione dei dolori della Vergine lascia spazio a una sublime preghiera, che raggiunge il vertice nello sguardo devoto rivolto – non senza qualche dolorosa, umana esitazione – alle piaghe del Salvatore sulla Croce, prima di chiudere con il duetto «Quando corpus morietur», desolata presa di coscienza della fragilità umana sorretta dalla forza tanto sottile quanto invincibile della fede e sancito da un animoso Amen fugato che pone il sigillo dell’eternità sulla parabola artistica e umana di Giovanni Battista Pergolesi.

DOM
04.07

Ore 18.00
Candia – Chiesa di S Stefano

FORQUERAY UNCHAINED

Una produzione incentrata su Antoine Forqueray, ma non solo.

Una produzione che affronta l’ambiguità di due stili e di due nazioni da sempre a confronto, rivali e cugine, perfettamente complementari: la Francia e L’Italia

Il diavolo Forqueray, dal carattere impetuoso e insopportabile, ma assolutamente geniale, cercava di fare con la viola ciò che in Italia faceva il violino, andando oltre le possibilita1 stesse dello strumento.

L’angelo Marais per contro si faceva paladino delle melodie più rarefatte, dell’estetica ineffabile dello stile francese.

Abbiamo composto delle Suite en Mosaïque (ovvero suite composta da brani di diversi autori) che illustrano a tutto tondo l’ambiente musicale ambiguo e affascinante che circondava Forqueray in cui la sua densità musicale e il virtuosismo tecnico acquistano ancor più rilievo con l’accostamento all’intimità ed eleganza di De Vizee e dei Couperin.

Un Forqueray come non l’avete mai sentito, forte ed elegante, giovane ma anche maturo. Che va dritto al cuore.

VEN
09.07

Ore 21.00
Romano C.se.
Chiesa dei Santi Pietro e Solutore

ACCADEMIA DEL RICERCARE
La prima Musica da Ascoltare

Il primo compositore inglese a dedicarsi con intenti esplicitamente artistici al repertorio strumentale fu William Byrd, autore oggi conosciuto soprattutto per la sua raffinata produzione sacra, concepita sia per il rito cattolico sia per la nuova chiesa anglicana fondata da Enrico VIII. Byrd seppe spingersi oltre l’eclettica tradizione di danze popolari in gran parte improvvisate che era fiorita sull’isola fino a quel momento, sia nelle sue opere per organo e clavicembalo sia nelle sue splendide fantasie per consort di viole da gamba, il cui stile riecheggia spesso modelli francesi e italiani, con una agile scrittura imitativa che venne adottata da molti compositori delle due generazioni successive, tra cui il grande John Dowland.

A differenza di Byrd, compositore cattolico tollerato dall’anglicana Elisabetta I per eccezionali meriti artistici, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo molti musicisti inglesi furono costretti a lasciare la patria per sfuggire alle persecuzioni religiose o – più semplicemente – per cercare un’occupazione più remunerativa. Tra di essi vi era William Brade, che approdò in Germania intorno al 1590 e passò da una corte all’altra spinto da un carattere inquieto e un’indole dissoluta, come ci è stato testimoniato da una lettera del conte di Bückeburg, che lo descrive come «un frequentatore di cattive compagnie».

SAB
24.07

Ore 21.00
Riva Ligure
Chiesa di S. Maurizio Martire

Accademia del Ricercare

G.P. Telemann – Concerti per oboe e tromba

Un programma di grande interesse, che comprende una serie di concerti per oboe e tromba di Telemann, alcuni dei quali riproposti in prima esecuzione moderna dopo oltre due secoli e mezzo di silenzio. Questi lavori rivelano da un lato l’insuperabile vena melodica del compositore tedesco e dall’altro la sua capacità di abbinare stili diversi – come quelli italiano e francese, da sempre acerrimi rivali – con una ricchezza timbrica che contribuisce a rendere l’ascolto estremamente gradevole, anche a quanti non frequentano abitualmente il repertorio barocco.

LUN
26.07

Ore 21.00
Romano C.se
Chiesa dei SS. Pietro e Solutore

Docenti del Corso Internazionale di musica antica
“Gran Tour musicale”

VEN
30.07

Ore 21.00
Studenti dei corsi internazionali di Musica
Gioielli del Barocco

Studenti dei corsi internazionali di Musica
Gioielli del Barocco

DOM

01.08

Ore 20.00
Chiesa dei SS. Pietro e Solutore
Romano C.se

Studenti dei corsi internazionali di Musica
Il Barocco da scoprire

GIO
02.09

ORE 21.00
S. Raffaele C.
Chiesa di S. Raffaele Arcangelo

I solisti dell’Accademia
Francesco Mancini – Cantate e Concerti

Tra i protagonisti più intriganti del panorama musicale napoletano della prima metà del XVIII secolo spicca Francesco Mancini, autore riscoperto solo in tempi relativamente recenti, per ironia della sorte soprattutto per le sue sonate per flauto dolce e archi, che – per quanto bellissime – rappresentano una parte tutto sommato marginale della sua cospicua produzione, che conta tra le altre cose una trentina di opere serie, dodici oratori e circa 200 cantate di pregevole fattura.

Nato in una nobile famiglia originaria di Roma, il giovane Francesco ebbe la fortuna di crescere nel fecondo ambiente musicale del Conservatorio della Pietà dei Turchini, dove ebbe tra i suoi maestri Francesco Provenzale, compositore che si distinse soprattutto in ambito sacro. Terminati gli studi, Mancini ricoprì per sei anni il ruolo di organista nel conservatorio, iniziando a mettersi in evidenza con un paio di drammi per musica e di oratori, che nel 1700 gli schiusero le porte della Real Cappella. Se da un lato le sue opere serie e i suoi oratori vennero accolti con grande favore (non solo a Napoli), nella Real Cappella Mancini fu costretto a far fronte a una concorrenza molto agguerrita, che gli impedì di fare la rapida carriera che si era prefissato. Così, dopo aver concorso senza successo nel 1703 al prestigioso posto di maestro di cappella, nel luglio del 1707 Mancini – che nel frattempo era stato nominato primo organista – si schierò decisamente dalla parte del conte di Martinitz, viceré austriaco che aveva sostituito gli spagnoli al governo della città, al quale il compositore dedicò un solenne Te Deum.

Come prevedibile, questo atto di omaggio gli valse il posto di primo maestro, un incarico che però Mancini mantenne solo per un anno, visto che il titolare Alessandro Scarlatti riuscì a farsi restituire posto e appannaggio. Mancini venne retrocesso a vicemaestro, una decisione che peraltro non lo penalizzò economicamente e che contribuì a consolidarne la fama nell’establishment musicale napoletano.

DOM
05.09

ORE 21.00
Chiesa di S. Maria Maddalena

 

Ensemble Les Nations
A voice, two voices and no voice
Monteverdi e contemporanei – Duetti con voce e cornetto

Monteverdi non ha bisogno di anniversari per essere celebrato attraverso la sua musica.il nostro ensemble gli rende omaggio attraverso un programma particolare: una scelta dei suoi bellissimi duetti, sacri e profano, saranno eseguiti da un soprano un cornetto invece della seconda voce. “Quel lascivissimo cornetto”, è la definizione che Benvenuto Cellini da allo strumento

che egli stesso suonava quando no era occupato a creare le sue splendide opere d’arte. Il cornetto era uno strumento molto amato all’epoca di Monteverdi e il suo modo di “cantare” e di esprimere i sentimenti alla stessa maniera della voce umana lo rende un perfetto sostituto della seconda voce nei duetti. Lo strumento scompare quasi completamente dopo il periodo di grande popolarità che aveva goduto tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, quando raggiunse un elevato grado di virtuosismo e fu considerato un rivale della voce nella nuova musica in stile concertante e per voci solistiche.  La sua estensione e le sue caratteristiche sonore lo rendono uno strumento “a metà” tra lo stile sacro e quello profano, capace di cantare come un angelo e sedurre come un diavolo, con una voce forte abbastanza da riempire le volte di una grande chiesa veneziana quando si esibiva assieme ai tromboni, ma dolce e delicato nella musica destinata alle piccole stanze di un palazzo nobiliare.

Lo stesso trombone, ideale compagno del cornetto, presenta le stesse caratteristiche di duttilità: l’ensemble è qui completato dalla tastiera che completa le armonie, aggiunge brillantezza al suono, sottolinea le dissonanze e rinforza l’impulso ritmico.

VEN
10.09

ORE 21.00
Castagneto
Abazia di S. Genesio

CENACOLO MUSICALE
Care luci del mio bene

Il Duello musicale era prassi diffusa nel barocco. In un’epoca in cui i musicisti dovevano ricorrere alla protezione e al sostegno di nobili mecenati, e alimentare il proprio prestigio personale, era occasione preziosa di ostentazione professionale di capacità tecniche, improvvisative ed espressive. L’Arma Bianca: le tastiere, di cembalo, organo, violino o i raffinati artifizi compositivi.

Quando Bononcini arrivò a Londra, nel 1720, per espresso invito di Richard Boyle, conte di Burlington, la sua fama di compositore d’Opere in ambito europeo era già consolidata. Accolto come compositore nella prestigiosa Royal Academy of Music, riuscì a superare lo stesso Handel nel numero di rappresentazione delle proprie opere teatrali e la sua presenza nella capitale inglese tra il 1721-24 fu un vero trionfo.

Il duello fisico vero e proprio non ci fu mai, ma il favore che il pubblico aveva accreditato a questo Italiano a Londra aveva acceso una sottile ma potente disputa tra le fazioni opposte, tra i paladini dello stile forte e magniloquente di Handel, sostenuto dalla Famiglia Reale, e quello descrittivo, melodico e filigranato di Bononcini, a sua volta protetto dal duca di Marlborough.

Il confronto si risolse dieci anni dopo però, alla morte del mecenate di Bononcini, il quale non potè più contare su un forte appoggio sociale. Di lì a poco, inoltre, un sospetto di plagio causò la sua disfatta definitiva in terra inglese.

Immaginiamoci quindi di ricreare idealmente il clima musicale del settecento londinese e leggere il programma della serata come una ricostruzione di un duello musicale tra Bononcini e Handel, occasione di confronto tra le cifre espressive dei due compositori che si fronteggiarono (e spesso si imitarono) nella Londra del primo quarto di secolo del ‘700.

GIO
23.09

ORE 21.00
Chiesa di S. Maria in Pulcherada
S. Mauro T.se

Quartetto Vanvitelli – Valeria La Grotta
Harmonia Sacra
Divin Barocco

SI COMUNICA CHE IL CONCERTO SI SVOLGERÀ NELLA CHIESA DI SANTA MARIA IN PULCHERADA

Nel secolo del Barocco la musica sacra fu attraversata da molteplici tendenze. Mentre nelle Fiandre continuava la tradizione polifonica, seguendo i dettami del Concilio di Trento l’indirizzo dominante nell’Europa cattolica romana divenne la monodia con inserti corali in stile polifonico. Il mirabolante Laudate Dominum, a voce sola e basso continuo, fa parte della Selva morale e spirituale, raccolta di quaranta composizioni di carattere sacro stampata a Venezia nel 1641 e dedicata a Eleonora Gonzaga, figlia del duca Vincenzo I che Claudio Monteverdi aveva servito per ventidue anni a Mantova. Il Laudate Dominum mette in musica alcuni versetti del Salmo 150 in cui si nominano strumenti musicali: è un tripudio di festosa vocalità con giochi onomatopeici e minuziose fioriture per un mottetto altamente virtuosistico.  Antonio Vivaldi scrisse almeno tre Gloria, dei quali solo due – catalogati come RV 588 e RV 589 – ci sono pervenuti. Quest’ultimo è senza dubbio il più popolare lavoro sacro del musicista veneziano.  Il Domine Deus Rex Coelestis è una delicata aria in do maggiore affidata al soprano e concertata in modo tale da comunicare un’idilliaca atmosfera pastorale ben supportata dal ritmico andamento “alla siciliana”.

SAB
25.09

ORE 21.00
Chieri
Parrocchia di S. Maria della Scala (Duomo)

Accademia del Ricercare
Corale Universitaria

SI COMUNICA CHE, PER CAUSE NON DIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONTÀ, IL CONCERTO DEL 25/09 PREVISTO PRESSO IL DUOMO DI CHIERI VERRÀ RIMANDATO A DATA DA DEFINIRSI.

Come sempre, ad Antiqua è integrato il Corso Internazionale di Musica Antica, un appuntamento irrinunciabile per i giovani musicisti che intendono specializzarsi nel repertorio preromantico, che quest’anno può vantarsi di presentare alcuni tra i docenti più apprezzati a livello europeo. Il Corso sta assumendo una dimensione sempre più internazionale, grazie alla presenza di un numero crescente di ragazzi e ragazze provenienti da altri paesi e di docenti del calibro di Dorothee Oberlinger e Walter van Hauwe. Oltre alle lezioni individuali gli allievi potranno prendere parte a numerosi momenti di musica d’insieme, che il pubblico potrà apprezzare nei concerti dei docenti e degli allievi. Parallelamente al Corso Internazionale di Musica Antica si terrà il Summer Camp, l’appuntamento riservato ai ragazzi e alle ragazze più giovani che  vogliono avvicinarsi al repertorio preromantico con copie di strumenti originali e nel rispetto della prassi esecutiva sei-settecentesca. Si tratta di un progetto estremamente innovativo, che consente ai musicisti in erba di conoscere un nuovo approccio esecutivo.